Terramadre Montelanico(RM)

LA TERRA E’ NOSTRA!

NON LASCIAMOCELA TOGLIERE SOTTO IL NASO!

 

Il nostro gruppo si è formato circa tre anni fa, in seguito alla proposta del governo Monti di svendere le terre agricole pubbliche, con l’intento di dimostrare che queste terre possono essere utilizzate dai cittadini e dalle cittadine di ogni dove come una risorsa. Tutelare l’ambiente tramite l’utilizzo di concimi naturali, la conservazione di sementi antiche e lo sviluppo e la riproduzione di specie vegetali autoctone da un lato, mentre dall’altro si può cercare di ricavare un reddito e di acquisire\trasmettere conoscenze che altrimenti verrebbero dimenticate, cosa non di poco conto in un contesto di disoccupazione diffusa, con la conseguente scomparsa dei mestieri più antichi e meno proficui in un’economia spietata come quella capitalista.

Il lavoro collettivo viene organizzato tramite assemblee orizzontali con la divisione in gruppi differenti a seconda del tipo di lavoro che si va a svolgere, ogni bracciante ha la stessa voce in capitolo e le decisioni, per quanto possibile, vengono prese in maniera condivisa, dopo discussioni e confronti. Nonostante ripudiamo ogni gerarchia siamo stati costretti a darci una forma associativa per poter gestire l’uliveto legalmente.

E’ sempre viva inoltre la ricerca di realtà e individualità affini con cui poter allargare la rete di scambio e solidarietà già attiva con altri contadini di Olevano Romano, Affile, Subiaco, Paliano e che abbiamo chiamato Zolle Nomadi. Scambiare sementi, prodotti e conoscenze, aiutarsi nei lavori più duri e collaborare nella costruzione delle iniziative sono solo alcune delle funzioni della rete.

Nei terreni che riusciamo a liberare ed autogestire cercheremo di produrre sempre più prodotti sia per l’autosufficienza e sia per poter distribuirli anche alla cittadinanza, attraverso gruppi di acquisto, mercatini ed iniziative, ridiscutendo il rapporto tra produttori e consumatori e tra essere umano e terra.

Vogliamo esser sabbia negli ingranaggi di questo sistema

che sfrutta devasta e saccheggia ogni giorno il pianeta e i suoi abitanti,

produrre cibi sani e che non inquinano la terra,

gettare le basi per una società diversa.

VENDERE A UNO SIGNIFICA TOGLIERE A TUTTI\E!

Dopo l’energia, i trasporti, gli acquedotti, gli immobili e le strade vogliono vendere anche le terre agricole.

Le terre che saranno vendute non potranno mai più tornare pubbliche!

La vendita delle terre agricole di proprietà pubblica deve essere fermata, in quanto stiamo rinunciando definitivamente alla nostra sovranità alimentare, stiamo accettando che il bene privato venga ulteriormente anteposto al bene collettivo e che la Terra continui ad essere concepita solo in termini di possesso.

In nome della proprietà la Terra continua ad essere violentata: un folle processo di urbanizzazione, irresponsabili quanto cospicui investimenti per grandi opere, colture e allevamenti intensivi, abbandono delle terre meno fertili e non economicamente produttive.

Lo  stato pensa solo a fare cassa sulle nostre teste cedendo i terreni delle nostre città ai soliti padrini dell’edilizia, dei centri commerciali e delle discariche.

L’art.7 della legge del 12 novembre 2012 programmava, in tempi rapidi, l’alienazione dei terreni agricoli demaniali. Riguarderebbe 338.000 ettari e farebbe guadagnare allo stato 6 miliardi di euro (contro gli oltre 2000 miliardi di debito pubblico). Solo per i lavori previsti per la Tav in Val di Susa si stanno spendendo 30 miliardi!

Inoltre la legge si limita a disincentivare per 5 anni il cambiamento d’uso dei terreni, senza altra garanzia di salvaguardia ambientale.

Lo stato tentenna e nessuno si oppone.

Tutto questo con l’appoggio della Coldiretti, che si pone come mediatore tra lo stato e i ‘giovani agricoltori’, a cui dovrebbero essere destinate le terre in vendita. Ma dove sono tutti questi giovani aspiranti contadini che dispongono di 150.000 euro per iniziare un’azienda, senza calcolare il costo dei mezzi?

La Terra è di chi la lavora! Ridiscutiamo le modalità di gestione delle terre agricole di proprietà degli enti pubblici!

 

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Durante la primavera del 2012 si è riunito a Montelanico un gruppo di cittadine e cittadini per discutere una proposta da avanzare al comune stesso per poter prendere in gestione l’uliveto comunale dell’associazione ‘Reduci e Combattenti’ sito in località Costa. Il gruppo comprende cittadine e cittadini di Montelanico e dei paesi limitrofi: contadini e contadine, disoccupati e disoccupate, con uno scarto generazionale che va dal ’54 al ’92.  Le idee da integrare sono tante: dalla coltivazione di piante tipiche del territorio, come le lenticchie rosse, a laboratori di artigianato, alla catalogazione di tutte le piante e gli alberi che vi sono cresciuti.

La nostra proposta consiste nella gestione orizzontale, tramite assemblee aperte a tutt*, dell’organizzazione dei lavori, nell’operare in rispetto dell’ambiente e delle piante autoctone, nel cercare di mantenere vive tradizioni e colture che altrimenti andrebbero perse.

 

LA NOSTRA PERO’ NON E’ SOLO UNA PROPOSTA DI MODALITA’ DI GESTIONE DELL’ULIVETO:

 

  • NON CREDIAMO che la vendita dei terreni pubblici sia una soluzione! 330.000 ettari di terreni agricoli demaniali farebbero guadagnare alle casse statali 5 miliardi di euro, niente in confronto ai 1900 miliardi di debito pubblico. Inoltre, vendere a uno significa togliere a tutti\e!
  • PENSIAMO che per proteggere questi territori da devastanti speculazioni sia necessario che se ne riapproprino i cittadini e le cittadine, e quindi che vengano dati in gestione o ad affitti bassi a chi vuole portare avanti progetti di piccola agricoltura, di sostenibilità ambientale ed economica.
  • CREDIAMO che la nostra proposta sia una prospettiva da valutare in un periodo storico- economico in cui scompare il lavoro fisso, la disoccupazione, soprattutto tra i giovani, è in continuo aumento e le prospettive per il futuro sono minime o assenti.
  • SIAMO CONVINTI inoltre che per mantenere vive e tramandare le tradizioni sia necessario andare verso un uso consapevole e responsabile della Terra. L’agricoltura intensiva e la formazione di multinazionali degli alimenti votate al profitto, con l’aiuto di leggi che costringono anche i piccoli produttori a rispettare rigide norme da ‘industria del cibo’, stanno portando alla scomparsa delle colture e dei prodotti tipici dei territori.

Tutto a danno di chi acquista prodotti poco sani, coltivati con metodi che danneggiano la Terra, quando, da quelle stesse terre ogni persona potrebbe ricavare un giusto salario e un cibo sano!

Per informazioni scrivete all’indirizzo:

terramadre@autistici.org