Simmel Difesa S.p.A.
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LA SIMMEL DIFESA S.p.A. HA UN GIRO D’AFFARI DI OLTRE 80 MILIONI DI EURO.
TROVARE INFORMAZIONI E’ QUASI IMPOSSIBILE A CAUSA DEL SEGRETO MILITARE.
DAL 2005 OSCURA IL SUO CATALOGO ON-LINE DICHIARANDO DI NON PRODURRE PIU’ BOMBE CLUSTER.
PRIMA DI OSCURARE IL CATALOGO SE NE POTEVANO VEDERE DI DUE TIPI:
-razzo aereo medusa 81mm caricato con 11 submunizioni anti-persona e anti-carro
-munizionamento da artiglieria da 55mm caricato con 63 submunizioni anti-persona e anti-carro
COLLABORA INOLTRE CON FABBRICHE TEDESCHE E ISRAELIANE NELLA PRODUZIONE DI ARMI.
OLTRE 30 FORZE ARMATE NEL MONDO USANO PRODOTTI SIMMEL.
NELL’OTTOBRE DEL 2007, A CAUSA DI UN’ESPLOSIONE INTERNA, MUORE ROBERTO PIGNALBERI, OPERAIO DI 35 ANNI, RESIDENTE A SERRONE E NEO PADRE DI UNA BAMBINA DI POCHI MESI. ALTRE 13 PERSONE RIMANGONO FERITE.
Il 1 agosto 2010 è stata una data importante perchè è entrata in vigore la Convenzione sulle Cluster Bomb ovvero le bombe a grappolo o a frammentazione.
Le bombe a grappolo sono degli ordigni che vengono scanciate in genere da aerei o elicotteri, ma che possono essere proiettate anche dall’artiglieria o da missili, che sono composti da un certo numero di sub-munizioni che vengono disperse sul terreno. Teoricamente dovrebbero esplodere all’impatto con il terreno ma non è così: se i produttori dichiarano che solo il 5% è malfunzionante, in realtà la percentuale è di molto superiore.
Durante l’ultimo conflitto nel Sud del Libano sono state circa il 40-55% le submunizioni inesplose, trasformando le zone dove sono avvenuti combattimenti in veri e propri campi minati. In Afghanistan si sta ancora cercando di bonificare ampie zone contaminate durante la guerra russo-afghana degli anni 80. Ma sono state usate in passato anche in Bosnia Erzegovina, Cambogia, Croazia, Eritrea, Etiopia, Iraq, Kuwait, Pakistan, Cecenia, Serbia, Montenegro, Sierra Leone, Sudan , Siria, Tajikistan, Vietnam ed in molti altri paesi. Praticamente in tutti i conflitti.
Sono peggio delle mine antiuomo, messe al bando dal Trattato di Osawa del 1994 ma già considerate fuorilegge dalla Convenzione di Ginevra del 1980. Le submunizioni possiedono una grande quantità di materiale esplodente (una mina ha effetto locale, una cluster bomb può uccidere nel raggio di 150 m), sono spesso parzialmente interrate, e quindi non facilmente visibili, e si riattivano alla minima vibrazione.
Spesso sono state impiegate a dispetto dell’art.51 della Convenzione di Ginevra anche nelle zone abitate per rallentare la ricostruzione ed inibire le precedenti attività agricole, anche al termine del conflitto, quando non espodono dopo il lancio colpendo anche la popolazione civile.
Secondo l’associazione Handicap International delle oltre 440 milioni di bombe a grappolo utilizzate dal 1965 ad oggi, circa 100 milioni di submunizioni giacciono sul terreno ancora inesplose.
Ve ne sarebbero ancora 200 milioni depositate negli arsenali militari; una per ogni 48 abitanti del pianeta ed per ogni 16 bambini; una vittima ogni 20 minuti; 2.000 vittime al mese e 26.000 vittime ogni anno (Fonte: Bomba a grappolo, un arma micidiale di Maurizio Iorio).
L’Italia ha sottoscritto il 3 dicembre 2008 , insieme ad altri 108 Paesi, la Convenzione di Oslo sulle Bombe a grappolo, promossa da più di 150 associazioni internazionali tra le quali la Croce Rossa internazionale, Human Right Watch, Handicap International.
La ratifica degli accordi sottoscritti diventa un impegno vincolante, assume il carattere di una legge internazionale, ed impegna a non usare questo tipo di munizioni, a smantellarle e a non produrle, impegno che è stato assunto già da 37 Stati.
E noi che siamo stati tra i primi Paesi a sottoscrivere la Convenzione che cosa aspettiamo? Oltre ai soliti ritardi burocratici sul rallentamento pesa una richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della Difesa che chiedeva 160 milioni di euro per l’acquisizione di munizionamenti alternativi” – denuncia una nota della Campagna italiana contro le mine. Inoltre occorrerebbero 8 miliardi per smantellare gli arsenali esistenti.
Non solo. L’Italia è tra i 33 paesi che producono e vendono questo tipo di ordigni con con la Simmel Difesa di Colleferro (Roma). Si potevano vedere in bellamostra in un catalogo online della casa produttrice fino ad alcuni anni fa diversi modelli di questo tipo di munizioni; poi ha modificato il proprio sito rendendo riservato il proprio catalogo online ma, da un’inchiesta di Rainews24, la Simmel Difesa avrebbe però continuato a produrre ed esportare prodotti di questo tipo.
Va rammentato per altro che il trattato non è stato non solo non ratificato ma nemmeno a suo tempo sottocritto da Stati Uniti, Israele, Russia e Cina, il Pakistan e l’India.